Le sue opere sono modi poetici per raccontare il presente in forma attuale, portando dentro la sua ricerca il senso del tempo e della storia dell’arte. E’ un’arte che cerca un sentimento nuovo, una sorta di rifondazione continua e ripensamento di strumenti e linguaggi che si aprono ad una conoscenza profonda e poetica del reale. Il viaggio di Massimo Faraci è tutto vissuto sotto il segno della leggerezza, quella indicata da Italo Calvino nelle sue Lezioni americane: “ La mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio.”…

Riccardo Ferrucci

Strutture in costruzione, particolari in progress, prorompenti forme che si stagliano con forza e virilità; insiemi geometricamente ordinati che sfidano, anche se apparentemente incompleti, l‘infinito, lo spazio a disposizione sulla superficie della tela; erette, si innalzano come monumenti post-moderni arcaici, come totem di una nuova civiltà costituita: così si presentano le forme dipinte da Massimo Faraci. Sagome che assumono le sembianze di palazzi, caseggiati, ponti, grattaceli, imbarcazioni, palchi, barche a vela, motoscafi, strade, impalcature, ponteggi, finestre,scale, strutture portuali e industriali: elementi di un territorio urbano che muta e si trasforma, che adotta nuove soluzioni. Queste parti determinano una differente progettazione dello spazio urbano, uno spazio che recupera la concezione di polis greca e la amplifica con quella idea di progresso tanto cara alla generazione attuale…

Pietro Boccuzzi